Omero platone.  C’era un guerriero caduto che si chiamava Er. Dodici giorni dopo la sua morte in battaglia, il suo corpo non mostrava alcun segno di decomposizione. I compagni d’armi lo avevano deposto su una pira funebre, ma prima che il fuoco e le fiamme lo portassero al riposo finale, il giovane guerriero si ridestò. Tornato dall’altro mondo, Er racconto del suo viaggio nell’aldilà, della reincarnazione e delle sfere celesti. Parlò di anime che fornivano una visione cosmica dell’universo, una possibilità di tracciare il proprio destino e di ricominciare. E tutto sotto lo sguardo vigile delle tre figlie di Zeus: le Parche.

Le tre Parche

Le dee del destino e figlie di Zeus: Cloto (a

omero platone :Le tre Parche

“Er, il Viaggiatore dell’Eterno: schiavo del destino, padrone dell’anima”

II mito di Er è narrato nel libro finale dell’opera più nota e influente di Platone, La Repubblica. Il suo resoconto dell’aldilà e del cosmo formò il pensiero religioso, filosofico e scientifico per secoli. Si trattava del’ uomo, un essere spirituale, che passava da una vita all’altra, all’altra, all’altra. Sembrava essere schiavo delle sorelle del destino; ma in realtà era il padrone della propria anima.

 Omero, il fondatore della cultura occidentale

 L’origine della civiltà con Omero

Omero e la civiltà occidentale

 Il poeta che ha insegnato a vivere

TUTTO È COMINCIATO CON IL POETA OMERO: IL GRANDE MAESTRO. L’autore della prima letteratura documentata d’Europa è stato un punto di riferimento essenziale agli albori della civiltà occidentale. Nessuno ha mai saputo trattare così tanti temi e insegnare tanto. Questo perché, all’epoca, la poesia non era solo arte: era educazione, era vita. Le sue opere, come l’Iliade e l’Odissea, erano insegnate ai bambini, mentre i loro genitori le utilizzavano come guida morale quotidiana. I racconti di Omero affrontavano temi eterni come il coraggio, l’onore, l’onestà, l’amore e la lealtà. Inoltre, sottolineavano l’importanza dei doveri sociali: verso i leader, la famiglia e se stessi. Le sue storie epiche si sono radicate nel tempo, continuando ancora oggi a ispirare cinema e teatro. Nonostante i dubbi storici sulla sua reale esistenza, l’influenza di Omero negli ultimi tremila anni è stata eccezionale, rappresentando una base solida per comprendere le radici della nostra cultura moderna.

Gli dei e il mondo di Omero

Olimpo, Terra e Inferi in eterno conflitto –  mitologia greca

Olimpo, Terra e Inferi in eterno conflitto  mitologia greca

Nella visione greca del mondo, l’universo era diviso in tre regni: l’Olimpo, dimora degli dèi; la Terra, spazio degli uomini e della natura; e gli Inferi, oscuro dominio dei morti. Questi regni non erano semplici luoghi fisici, ma simboli di forze cosmiche in perenne tensione. L’Olimpo, governato da Zeus, rappresentava l’ordine divino, la luce e l’immortalità. La Terra, teatro della vita mortale, era un crocevia di gioia e sofferenza, dove gli dèi intervenivano con premi o castighi. Gli Inferi, custoditi da Ade, incarnavano il mistero della morte, l’oblio e il caos primordiale. Il mito greco è costellato di scontri tra queste dimensioni. La Titanomachia, la guerra tra gli dèi olimpici e i Titani, fu il primo grande conflitto per il dominio del cosmo. Zeus, con l’aiuto dei fratelli Poseidone e Ade, sconfisse i Titani, instaurando un nuovo ordine. Tuttavia, la minaccia del caos non fu mai del tutto annientata: i Giganti, figli della Terra (Gea), tentarono di scalare l’Olimpo nella Gigantomachia, ma furono respinti dagli dèi e dagli eroi. Queste lotte riflettono una verità profonda: l’equilibrio cosmico è fragile e richiede una vigilanza eterna.

 Il cosmo secondo Omero

La narrazione epica di Omero si concentra spesso sulle relazioni tra dei e uomini, creando un mondo stratificato. Nel cielo regnava il Monte Olimpo, sede dei dodici dei principali, ciascuno con un proprio palazzo. Vivevano come gli umani, con regole, incontri, e persino gelosie. Tuttavia, nessun mortale poteva varcare quei confini, tranne l’eccezione fallita dell’eroe Bellerofonte. Nel tentativo di salire sul dorso di Pegaso, fu punito da Zeus e precipitò. Gli dei, nonostante vivessero separati, intervenivano spesso negli affari umani: aiutavano, ostacolavano, o si univano a loro. Sotto la Terra, invece, si estendevano gli Inferi, regno oscuro governato da Ade. Qui, anime passavano i cinque fiumi fino ai cancelli di diamante custoditi da Cerbero. Ade era inaccessibile e temuto, raramente si mostrava. Questo universo di cielo, Terra e Inferi rappresenta simbolicamente il ciclo della vita e della morte secondo la mitologia greca, rendendo ogni racconto di Omero un ponte tra umano e divino. La narrazione epica di Omero si concentra spesso sulle relazioni tra dei e uomini, creando un mondo stratificato. Nel cielo regnava il Monte Olimpo, sede dei dodici dei principali, ciascuno con un proprio palazzo. Vivevano come gli umani, con regole, incontri, e persino gelosie. Tuttavia, nessun mortale poteva varcare quei confini, tranne l’eccezione fallita dell’eroe Bellerofonte. Nel tentativo di salire sul dorso di Pegaso, fu punito da Zeus e precipitò. Gli dei, nonostante vivessero separati, intervenivano spesso negli affari umani: aiutavano, ostacolavano, o si univano a loro. Sotto la Terra, invece, si estendevano gli Inferi, regno oscuro governato da Ade. Qui, anime passavano i cinque fiumi fino ai cancelli di diamante custoditi da Cerbero. Ade era inaccessibile e temuto, raramente si mostrava. Questo universo di cielo, Terra e Inferi rappresenta simbolicamente il ciclo della vita e della morte secondo la mitologia greca, rendendo ogni racconto di Omero un ponte tra umano e divino.

Le Parche e il destino dell’uomo

Metafora potente della fragilità umana, il filo simboleggia il legame tra scelte individuali e fato predeterminato, cioè il tuo destino. Ogni torsione o nodo riflette gioie, dolori e svolte del percorso vitale, sottolineando l’impotenza dell’uomo di fronte al disegno delle Moire (Parche). Il mito delle Parche evidenzia la visione greca di un universo governato da leggi immutabili ed assolute. Pur riconoscendo il libero arbitrio, il destino rimaneva un potere superiore, radicato nell’idea di Ananke (Necessità), forza primordiale che garantiva equilibrio tra caos e ordine. Una riflessione ancestrale sul senso della libertà e del limite umano:  non quello dell’essere spirituale o anima o …..!  Il ruolo delle tre sorelle immortali non umane.

Il filo della vita

Nella visione cosmica di Omero, accanto agli dei agivano forze ancora più misteriose: le Parche. Figlie di Zeus, Cloto, Lachesi e Atropo tessevano il destino umano. Alla nascita, Cloto filava il filo della vita; Lachesi ne assegnava la durata; Atropo lo tagliava, segnando la morte. Neanche Zeus poteva alterare le loro decisioni. Nella Iliade, lo stesso Zeus si trattiene dal salvare suo figlio Sarpedonte, rispettando il destino assegnato. Questo insegna che, sebbene si potessero compiere sacrifici e preghiere per ottenere favori, la volontà delle Parche era definitiva. Tuttavia, offrivano margini di scelta: piccole deviazioni erano possibili lungo il cammino. Le Parche non toglievano la libertà all’uomo, ma la inserivano dentro i confini di un disegno più grande. Così, ogni greco sapeva che la propria esistenza era segnata da fili invisibili, ma con mani capaci di influenzarne il percorso, almeno in parte.

Cosa succede dopo la morte?

Dopo la morte, secondo la mitologia greca, l’anima intraprendeva un viaggio profondo verso gli Inferi. Questo viaggio partiva con l’attraversamento dei cinque fiumi, guidato da Caronte, fino ai cancelli sorvegliati da Cerbero. Superato questo punto, l’anima giungeva al regno di Ade, che raramente lasciava il suo palazzo. Ogni defunto doveva affrontare un giudizio, in base alle azioni compiute in vita. Le anime virtuose ottenevano un’esistenza serena nei Campi Elisi, mentre quelle malvagie affrontavano tormenti. Questo sistema premiava e puniva, ma soprattutto educava. Infatti, i racconti trasmessi da Omero non avevano solo funzione narrativa: indicavano un’etica. In un mondo dove il destino era forte e spesso crudele, ciò che restava all’uomo era il coraggio con cui affrontare la propria sorte. Con questi insegnamenti, l’antica Grecia ha gettato le basi per la visione dell’aldilà in tutta la cultura occidentale successiva.

Viaggio nell’Aldilà

Raggio nel corpo

Gli antichi Greci credevano che al momento della morte lo spirito lasciasse il corpo. Uscendo attraverso la bocca ( non esci dalla bocca, ma tu essendo sempre fuori dal corpo in quanto essere spirituale semplicemente distacchi quel raggio onda , flusso come lo si vuol chiamare che ti collega al corpo.), cominciava il suo viaggio verso gli Inferi. Dirigendosi lontano, molto a ovest, entrava in una caverna e viaggiava verso il basso, nel profondo della Terra. Nel Libro 11 dell’Odissea Omero osserva, tuttavia, che i mortali favoriti non andavano agli Inferi, viaggiavano invece verso i Campi Elisi, un paradiso terrestre alla fine del mondo.

Condannati a rinascere: la crudele autogiustizia dell’anima

Dopo quattro anni trascorsi tra le mura di un monastero, una verità ineluttabile si è imposta alla mia coscienza: lo spirito è immortale. L’idea della sua estinzione è un controsenso, un’offesa alla fatica millenaria dell’evoluzione. Il corpo muore, sì, ma lo spirito, in un ciclo incessante di reincarnazioni, continua il suo cammino, evolvendosi attraverso esperienze che lo plasmano. Un’evoluzione spesso ostacolata dall’egoismo. Il meccanismo è crudele ma preciso: sperimentiamo su noi stessi ciò che abbiamo inflitto agli altri. Affrontiamo le conseguenze delle nostre azioni, assaggiando la sofferenza o la gioia che abbiamo seminato. Ogni prova, ogni dolore, è un’opportunità per crescere nell’amore, per liberarci dalle catene dell’ego. La tendenza a giustificare i nostri peccati, a minimizzare il male causato, è un sintomo di questa lotta interiore. Perché lo facciamo? Perché la nostra coscienza, profonda e inesorabile, ci rivela l’ignobile natura delle nostre azioni, e per evitare il dolore della verità, cerchiamo rifugio nell’autoinganno. Ma come è possibile evolvere mentre siamo tormentati dai rimorsi? L’evoluzione stessa diventa un’ombra agghiacciante, un’eterna danza tra la redenzione e l’eterno ritorno del peccato.

Il Mito di Er: la giustizia dell’anima nell’aldilà secondo Platone

Quattrocento anni dopo, il filosofo greco Platone ha fornito una visione molto più dettagliata della vita dopo la morte ne Il Mito di Er, nel suo ultimo libro La Repubblica. Egli descrive la situazione di Er, un guerriero caduto in battaglia. Er viaggia con una moltitudine di anime fino al Prato del Giudizio dove tutti sono valutati per la loro condotta nella vita. Le anime di coloro che sono stati buoni ascendono al paradiso. Le anime degli ingiusti entrano in profondità negli Inferi. Mille anni dopo, le stesse anime ritornano e si riuniscono sulla stessa pianura.
I peccatori, salendo dagli Inferi, piangono mentre raccontano i loro tormenti. Ognuno è stato punito con la penalità appropriata per i suoi peccati, dieci volte tanto. I virtuosi, scendendo da una apertura del cielo, raccontano di luoghi di indescrivibile bellezza e della grande felicità che hanno vissuto. Tutti vengono purificati, anche coloro che sono andati in cielo, poiché come Platone fa notare: “Forse c’è un modello in cielo per chi voglia guardarlo e quando l’abbia veduto fondarlo”.

La scelta dell’anima: destino, cosmo e libero arbitrio nel mito platonico

omero platone il cosmoe le parche

Insieme, Er e il gruppo di anime ora viaggiano verso una colonna di luce.
Guardando in alto vedono che questa colonna luminosa è l’asse attorno al quale gira il sistema celeste, con la Terra al suo centro. Le anime osservano il cosmo: Saturno, Giove, Marte, Venere, il Sole e la Luna, tutti orbitano intorno alla Terra e sono tenuti in movimento dalle tre figlie del destino.
Le tre Parche poi posizionano davanti a questi anime esempi di ogni genere di vita possibile per un essere umano. Ogni anima ora deve scegliere.
Avendo imparato dalle esperienze di vita e di morte, dopo aver visto le conseguenze del bene e del male, ora devono scegliere la loro prossima vita, sapendo che la scelta è loro e che gli dèi non ne hanno colpa.

Il Fiume dell’Oblio

Dopo aver scelto la loro prossima vita, alle anime viene concesso uno spirito guardiano per accompagnarle nella prossima vita. Viaggiando ancora di più arrivano al Fiume dell’Oblio. Tutti, tranne Er bevono dalle sue acque, dimenticando tutto quello che hanno visto e si addormentano. Nel cuore della notte, tra tuoni e terremoti, le anime vengono portate in alto come stelle cadenti, ognuna in una direzione diversa, per rinascere.  Er però è tornato nel suo corpo caduto, pienamente consapevole di tutto ciò che ha visto, in modo che possa portare il messaggio della vita dopo la morte. Menti straordinarie come Omero e Platone hanno spinto l’uomo verso una maggiore umanità, bontà e virtù. I loro scritti hanno influenzato un’intera civiltà. Menti straordinarie come Omero e Platone hanno innalzato l’uomo verso ideali più alti: umanità, virtù, ricerca del bene. Le loro opere hanno illuminato il cammino di intere civiltà, lasciando un’eredità culturale e spirituale inestimabile. Eppure, per quanto immensi, restavano comunque incapaci di annientare le trappole di questo universo, incapaci di sottrarsi al mantello dell’oblio che avvolge l’umanità. Non riuscirono a invertire il corso discendente della coscienza collettiva. Questo velo di smarrimento, tanto caro al pensiero di Giordano Bruno, rappresenta l’illusione profonda che ci impedisce di ricordare chi siamo davvero. Secondo Bruno, ogni aspetto della nostra esistenza ricade sotto la nostra piena responsabilità: una verità scomoda, dura, ma liberatoria. È una visione gnostica, simile a ciò che dicono certi maestri contemporanei, ma non priva di ferite da attraversare. Lo dimostra anche il cammino del Buddha: prima dell’illuminazione, c’è sempre un inferno da attraversare per la illuminazione definitiva.

Raffronto per pensare con la propia testa

Qui ti offro una riflessione profonda sull’eredità filosofica di Omero e Platone, mettendola in dialogo o a confronto con il pensiero di Giordano Bruno e con elementi gnostici e buddhisti. Perché tu possa pensare con la tua testa, quindi ragionare in merito1!

1. Omero e Platone: Elevazione ideale e limiti

2. Giordano Bruno: Responsabilità individuale e liberazione

Giordano bruno la svolta

La “verità scomoda” di Bruno implica attraversare un “inferno” interiore (crisi, dubbi) prima di raggiungere l’autenticità, un tema vicino al percorso buddhista dell’illuminazione attraverso la sofferenza (dukkha).

3. Parallelismo con il Buddhismo

4. Sintesi: Eredità filosofica e limiti

Forze e debolezze degli antichi: Omero e Platone hanno costruito basi culturali e morali, ma non hanno sciolto il nodo dell’autoinganno umano, legato alla dimensione individuale e non collettiva.

La svolta bruniana: Bruno sposta l’attenzione sulla responsabilità ontologica dell’individuo, proponendo un percorso di risveglio che richiede coraggio e sofferenza, anticipando temi esistenzialisti e moderni.

5. Conclusione: Il velo come sfida permanente

Questo intreccio di filosofie sottolinea che la ricerca della verità è un processo dinamico, dove il confronto con i limiti dei maestri del passato diventa stimolo per nuove vie di comprensione.

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